ALTRO CHE IMPATTO AMBIENTALE «ZERO»
28 giugno 2003

Da: Il Giorno
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C'era una volta una città ordinata, dove le zone residenziali erano separate da quelle industriali, dove i negozi si trovavano vicini alle case dei cittadini e dove gli ospedali sorgevano in aree dedicate a quel tipo di funzione. Oggi non è più così. Oggi può capitare che all'interno di un isolato residenziale, che ospitava fino a un paio di anni fa nel proprio cortile un'autorimessa da 360 posti, si espanda improvvisamente una clinica privata, inserendo in mezzo alle case laboratori di microbiologia,tossicologia, anatomia patologica e medicina nucleare. Così accade nei dintorni di piazza Grandi, fra via Marcona, via Piolti dè Bianchi, via Hajech e corso XXII Marzo. E' un quadrilatero di palazzine del primo Novecento, mescolate a palazzi più recenti, di vie strette e residenziali.Una situazione che non dovrebbe permettere lo sviluppo di una struttura sanitaria, né per la degenza, né per gli ambulatori. Ma ormai a Milano e in Lombardia governano strane leggi, che consentono operazioni che fanno gridare allo scandalo.
Stò parlando dello sviluppo della Casa di cura privata Igea S.p.a. (vedi il servizio di Lucia Mazzer), capace con un tocco di bacchetta magica di ricoverare nel 1997 3300 pazienti, che diventano 8800 nel 2002 o di effettuare nel 1999 330mila prestazioni da ambulatorio, trasformate in 390mila nel 2001. Una stima attendibile del flusso di pazienti giornaliero ci offre questo scenario: 80 fra accettazioni e dismissioni, 100 utenti circa per le prestazioni da ambulatorio, in attesa che entrino in funzione i nuovi spazi in costruzione nell'ex autorimessa. Se aggiungiamo il personale (circa 160), gli accompagnatori e i visitatori, otteniamo un flusso di 400-600 persone al giorno. Numeri che quel quadrilatero di vie difficilmente riesce a sostenere e che le normative sull'accreditamento delle case di cura non prendono in considerazione con adeguata serietà. E molti rimpiangono quei 360 posti disponibili nell'autorimessa che con una firma si sono trasformati in laboratorio, attraverso un cambio di destinazione d'uso ottenuto dalla società che gestisce la clinica per procedere con l'operazione. I cittadini sono preoccupati. E se dai laboratori di medicina nucleare o di microbiologia ci fossero delle perdite? Se si rompessero gli scarichi, che peraltro nel cortile sfiatano giusto all'altezza del balcone di una stanza di tre piccoli fratellini? La riqualificazione dell'ambiente urbano passa attraverso un impatto ambientale zero. Oggi l'ambizione di chi governa deve essere "la città ideale" di Aristotele, cioè una città che dia ai suoi abitanti sicurezza e felicità.
Maurizio Baruffi
Consigliere comunale dei Verdi

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