PIAZZA OBERDAN, IL LUNGO DECLINO DEL DIURNO
16 ottobre 2003

Da: Corriere della Sera
Di: Guido Vergani

Caro Vergani, ho letto che la commissione Demanio ha "ispezionato" il Diurno di piazza Oberdan. Meglio tardi che mai. Se si aspettava ancora un po', sarebbe stato un sopralluogo al niente perché il degrado, quando comincia, va al galoppo. Adesso, è venuto il momento del "che fare?" e non sarà facile trovare una destinazione che giustifichi il restauro e il mantenimento di quel che di originario è rimasto. Al Cobianchi di piazza del Duomo, i lavori per la cablatura di Milano hanno fatto piazza pulita dei reperti, spianando così la strada alla trasformazione di quel vecchio Diurno in un centro di comunicazione per gli assessorati del Comune. Dicono sarà pronto nell'autunno dell'anno prossimo.
Pierangelo Solbi
Anch'io sono sceso nel "regno" solitario di Carmelo Aiello, parrucchiere da uomo. Se Carmelo non fosse rimasto abbarbicato alle sue vecchie poltrone, ai lavandini bombati, alle scenografiche "cornici" di legno che segnano l'ingresso di ogni vetrina, di ogni negozio e della sala d'attesa dove i clienti aspettavano venisse il loro turno per il bagno, per il pedicure, per la doccia, per il servizio di lavaggio a secco e di stiratura degli abiti, le muffe d'umidità che "fioriscono" sul soffitto e sui muri si sarebbero mangiate tutto e l'abbandono avrebbe in questi quindici anni - il Diurno, aperto nel 1925, fu chiuso nel 1985 - reso impossibile l'attuale obiettivo di restauro. Aprendo ogni giorno la sua bottega, al fondo del primo salone, quello verso Buenos Aires, Aiello ha dato un palpito di respiro al progressivo sfacelo. Al di là, di quel primo salone, un più malandato spazio, a due corridoi e sala finale, va, fra calcinacci, bagni e ceramiche ancora recuperabili, verso l'ingresso all'angolo di via Tadino che è sovrastato da una pensilina liberty ormai in stato precario.
Il verde Maurizio Baruffi ha proposto alla commissione comunale l'idea di un bagno turco o di uno spazio espositivo che ottenga dal ministero dei Beni Culturali i fondi per i restauri derivanti dal Lotto. Non era un Diurno di passo quello di piazza Oberdan che, fra le due guerre, pur essendo un luogo fortemente metropolitano, battutissimo e uno snodo della nuova immigrazione dal Sud, aveva capisaldi di grande eleganza come l'Albergo Diana e il ristorante - spero si scriva così - Puntingam. Riproporre un Diurno di lusso sarebbe, oggi, fuori misura per la zona e gli arredi restaurati non sopporterebbero un uso di massa. Allora, non rimane che pensare a uno spazio "culturale", non un museo del Liberty che sarebbe troppo compresso, ma qualcosa - e qui dovrebbe entrare in gioco la Provincia - che fosse la naturale continuazione dello Spazio Oberdan e della Cineteca, alle cui attività e ai cui archivi certamente gioverebbe un po' di ossigeno in metri quadrati. Questa ipotesi imporrebbe un progetto non banale perché il restauro almeno di qualche bagno e di qualche "maiolicato" liberty non risultasse sterile.

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