ADRIANO SOFRI: "OVIDIO NON PUÒ VIVERE IN CARCERE"
13 febbraio 2002

Da: Il Manifesto
Di: Manuela Cartosio

Evitiamo, per pudore, il conteggio dei chili persi in un paio di settimane di carcere. Tutto quel che c'è da sapere sulle condizioni di Ovidio Bompressi - e che si poteva sapere già prima del suo rientro al don Bosco di Pisa - lo dice in un'intervista a "Primo piano" Adriano Sofri: "Ovidio sta come uno che non si nutre affatto e che non lo farà. E' una persona che non è in grado di vivere un sol giorno in carcere". E' la nuda e cruda realtà che impone con urgenza di riconsiderare la domanda di grazia di Bompressi, bloccata ad agosto dal ministro Castelli. "Se necessario, la ripresenterò", dice Bompressi al Tirreno.
Condannato a 22 anni con Sofri e Pietrostefani per l'assassinio del commissario Luigi Calabresi, attende di sapere se l'istanza di grazia già istruita è "ancora valida". In un caso o nell'altro, aggiunge, "escludo che il Quirinale ignori la vicenda processuale, la sofferenza e la lunga carcerazione scontata. Escludo che ignori tutti gli appelli e i pronunciamenti per la nostra libertà". Bompressi ricorda che "è caduto l'elemento più forte che aveva indotto il ministro della giustizia a respingere la domanda". Era il parere negativo sulla grazia della procura generale di Milano. Borrelli ha modificato quel parere. Occorre che quel che il pg ha detto conversando con Antonio Tabucchi su Micromega sia sancito ufficialmente. Di qui la necessità di riaprire l'istruttoria sull'istanza che Bompressi ha presentato pur continuando a dichiararsi innocente.
Il nulla osta della famiglia Calabresi è da tempo agli atti. "Pur ritenendoci responsabili del delitto", dice Bompressi, la vedova e i figli del commissario hanno dimostrato "comprensione e generosità". Il consiglio comunale di Massa, la città di Bompressi, ha votato un ordine del giorno che sollecita la concessione della grazia "per scongiurare il pericolo di vita in cui il nostro concittadino si trova". Dello stesso tenore la mozione presentata alla Regione Toscana da una decina di consiglieri del centro sinistra e di Rifondazione.
A Milano digiuna da lunedì il consigliere comunale verde Maurizio Baruffi. In sessanta si sono "prenotati" per il digiuno a staffetta per la grazia a Bompressi e perché "non cada l'oblio" sulla carcerazione di Adriano Sofri. Chi non se la sente di digiunare, consiglia Baruffi, può inventarsi altre forme di testimonianza: "Scriva lettere ai giornali o ai parlamentari del proprio colleggio. Oppure si renda visibile nei luoghi dove è presente qualche ministro. Castelli, ad esempio. Non per contestarlo, ma per fargli presente il problema". Anche in assenza di ministri, è la tattica usata a Padova da Mario Breda; da dodici giorni, ogni mattina, si piazza per un paio d'ore di fronte al tribunale con due cartelli in spalle: "Libertà per Sofri e Bompressi". Una libertà che Sofri non sente a portata di mano. "Le prospettive, nel nostro caso, non si aprono mai". Non fanno che chiudersi, "quasi fosse un gioco di prestigio".
Sofri rifiuta di definirsi una persona che sta "scontando" qualcosa. "Penso di essere una persona che sta disobbedendo a una violenza compiuta contro il suo corpo, per preservare una sua integrità mentale e della sua anima". Nonostante non ci creda, Sofri non si sottrae alla domanda su cosa farebbe se uscisse dal carcere: "Se il mio braccio me lo consentisse ancora, andrei a tirare dei sassi piatti sull'acqua del mare per vedere quanti salti riesco a fargli fare". Niente attività politica o intellettuale. Scegliere con cura sassi ben levigati e piatti per farli rimbalzare sui canali è il gioco preferito della buona Amèlie.
Strano come uno stando in galera riesca a vedere i film appena usciti.

Fonte: Il Manifesto

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