COSÌ L´ATM INVESTE IN BORSA I TRECENTO MILIONI DI LIQUIDITÀ
16 gennaio 2004

Da: La Repubblica
Di: Stefano Rossi

Dicevano i delegati sindacali, nei giorni caldi della trattativa: "Questi raccontano di avere i soldi nella valigia ma sarà vero?". Era vero, ma in qualche caso sono soldi che scottano o potrebbero farlo. Ha un controvalore di 296 milioni e 385.000 euro il deposito titoli di Atm in Banca Intesa, un portafoglio che Repubblica ha sottoposto alla valutazione a titolo personale di alcuni analisti finanziari. Il giudizio sugli investimenti della società non è negativo (un gestore di Ras lo sintetizza con un "sei meno"), ma nemmeno entusiasta. In sintesi, è un portafoglio che si può sottoscrivere ma desta qualche perplessità per una società pubblica, che dovrebbe essere orientata a scelte più tranquille.
Per cominciare, la composizione del portafoglio. Il 15% è affidato al fondo Nextra di Banca Intesa, che investe nei cosiddetti prodotti di liquidità (come i contratti di Borsa pronti contro termine), con rendimenti bassi, attorno al 2%, ma sicuri. Il 23% è in titoli governativi italiani e non (gli Oat, i titoli di Stato francesi) e in titoli di emittenti sovranazionali ad alto rating, come la Banca mondiale. Fa pensare, piuttosto, che ben il 62% del totale, oltre 188 milioni, sia stato investito in corporate bond, obbligazioni societarie.
Cosa significa? "Che si tratta di un portafoglio aggressivo - insiste l´analista di Ras - troppo rischioso per una gestione di tesoreria, con flussi in uscita per le spese correnti, come gli stipendi dei dipendenti". Lo scopo è probabilmente diverso, incassare interessi elevati sulle obbligazioni, cioè sul denaro prestato alle società emittenti, per mantenere in equilibrio il bilancio. Una strategia emersa con chiarezza tempo fa, quando 10 milioni di bond Del Monte (dunque Cirio) sono stati bloccati per default, l´incapacità dell´emittente di fare fronte ai pagamenti alle scadenze convenute.
Atm continua in questa politica di rischio elevato. Ad esempio, tiene obbligazioni della Finmek (elettronica), una società che non ha nemmeno più rating. Si tratta soltanto di un milione e mezzo, d´accordo, ma dalla banca d´affari Steinhauslin sono decisi: "Questo titolo nel portafoglio non ci doveva nemmeno entrare. Dopo i casi Cirio e Parmalat i bond sono ormai molto maltrattati sul mercato, e chi vende Finmek per 100.000 euro nominali ne incassa oggi 38.000. È anche vero che l´obbligazione scade a dicembre 2004 e, se non ci sono notizie drammatiche sulla società, potrebbe riprendersi".
Piuttosto esagerato il credito accordato a Ford, acquistata in occasione di tre diverse emissioni per un totale di 31 milioni e mezzo di euro. Il rating di Standard & Poor´s per queste obbligazioni è la tripla B, vale a dire il limite dell´investment grade, la soglia minima di solvibilità, che rende il rischio accettabile per l´investitore normale. Sotto la tripla B, dalla doppia B alla D di default, c´è la giungla dei junk bond, i titoli spazzatura: "Ford - spiega l´analista di Ras - è la società con più debiti al mondo, 128 miliardi di dollari. Rischia il default, l´insolvenza. Inoltre, su Ford, Atm ha investito oltre il 10% del totale. Le regole generali di gestione escludono concentrazioni tanto elevate su un singolo emittente". Di nuovo d´accordo il gestore Steinhauslin: "In questo periodo, così convulso, non teniamo posizioni, che superino il 3 per cento del portafoglio obbligazionario. Inoltre, non vedo differenza fra investire su obbligazioni così e puntare su azioni. Chi investe sui bond, è guidato da criteri di prudenza ma non è questo il caso".
Nella categoria triplo B troviamo ancora i telefonici Telecom, British Telecom, AT&T, poi Olivetti e Daimler. Ancora più in basso, quelli che l´immaginifico linguaggio della finanza chiama i fallen angels, gli angeli caduti: società un tempo buone come Fiat ed Ericsson, oggi degradate al doppio B meno. Naturalmente, il rating dice molto ma non tutto. "Il portafoglio è ben diversificato, in particolare su telefonia e auto - spiega un terzo analista - Telecom è sana e il titolo Ericsson in tasca ad Atm sta salendo, la società ha una buona storia di recupero. Piuttosto, vedo 30 milioni di titoli Banca Intesa (rating A) con i rischi delle obbligazioni, ma non molto più redditizi di titoli di Stato, gratificati dalla tripla A, il rating massimo".
L´attivo di 3 milioni dell´ultimo bilancio dà ragione alla dirigenza Atm? Sì con riserva, concludono i gestori. Una Cirio non viene tutti i giorni, si diceva. Però poi è arrivata Parmalat. Ma la finanza creativa in Atm non si ferma alla Borsa. Alcuni consiglieri di opposizione - Baruffi, Fiano, Molinaro, Rizzo, Tinelli - ieri hanno presentato una interrogazione urgente per sapere se sia vero che "Atm ha evaso la tassa rifiuti comunale per 4 milioni dal 2000 al 2003, senza nemmeno utilizzare il condono. Questo sotto la presidenza di Bruno Soresina, per il quale il cda ha deliberato un premio di produzione di 70.000 euro".

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