PEDALARE PER CREDERE: LA DURA VITA DI UN CICLISTA A MILANO
28 luglio 2002

Da: Il Nuovo
Di: Gisella Desiderato

In strada con la bici per capire la dura vita dei ciclisti. E' questa l'idea della Fiab (la Federazione italiana amici della bicicletta) e di Ciclobby, che hanno portato un gruppo di persone in giro per le vie di Milano. E hanno mostrato "sul campo" quanto poco basterebbe per rendere la città fruibile anche ai ciclisti. Uso dei marciapiedi, delle corsie riservate, e sensi unici: sono questi gli imperativi che vengono rivendicati a gran voce dal popolo delle due ruote che non inquinano.
Tre zone del capoluogo lombardo, per tre semplici richieste, che se venissero ascoltate basterebbero per creare una vera rete ciclabile. "Ora esistono solo 40 chilometri ciclabili a Milano - sbotta Luigi Riccardi, presidente della Fiab - contro i 900 di Berlino e i mille di Monaco". E "solo l'1,5% dei milanesi va in bici - continua Riccardi -. Noi, anche grazie a una serie di proposte, già esecutive, vorremmo alzare la percentuale al 10%". Una pista ciclabile in effetti costa circa 30 milioni di vecchie lire a chilometro, "ma se si realizzassero nell'ambito di lavori stradali - afferma Riccardi - i costi si abbatterebbero". In ogni caso, per rendere vivibile la vita ai ciclisti basterebbe una semplice presa di coscienza da parte del Comune.
Pedalare per credere. Si parte dal cavalcavia Bussa, quello che collega via Borsieri a Via Quadri. Qui esiste un breve tratto di pista ciclabile: peccato che termini, andando verso via Corsieri, con un muro, e verso via Quadrio, con un controsenso. E se lo si percorre gli insulti degli automobilisti sono compresi nel percorso. Cosa dovrebbe fare l'ignaro ciclista? Invertire la rotta, e infilarsi acrobaticamente nel traffico appena finisce il cordolo. Qual'è la soluzione? Sfruttare dei semplicissimi cartelli stradali che indicano agli automobilisti che in quel tratto di strada le bici camminano contromano. Si tratta di una cosa che non è vietata da codice della strada, ma serve un segnale per renderla possibile. "Il problema è che il Comune è culturalmente arretrato", accusa il presidente della Fiab.
La tappa successiva è il ponte di via Farini. Qui le bici sono costrette a "correre" con il traffico. Per pedalare in sicurezza basterebbe, invece, sfruttare il marciapiedi, che esiste è grande, e qui "l'ultimo pedone è passato nel settembre del '46", ironizza Riccardi. Il codice della strada, a proposito, prevede due cartelli. Uno indica la pista ciclabile contigua al marciapiedi, cioè due zone, sullo stesso marciapiedi, divise da una linea: in una zona camminano i pedoni, nell'altra passano le biciclette. L'altro cartello segnala il percorso pedonale e ciclabile: ossia una zona in cui camminano insieme pedoni e bici. Quest'ultimo cartello, "a Milano compare al massimo due o tre volte", afferma Stefano Melloni, presidente di Ciclobby, che continua dicendo: "L'altro cartello, invece, non esiste proprio".
Poi il giro si conclude andando in via Moscova: qui c'è la corsia riservata. Il ciclista non può percorrerla, a rigore, dovrebbe pedalare al centro strada, al lato della linea gialla che delimita la corsia preferenziale. Ma in segno dimostrativo il gruppetto ha violato le prescrizioni. E appena le ha rispettate un carabiniere, infastidito ha detto di togliersi dal centro strada. E, come se non aspettasse altro, Riccarha risposto: "Noi rispettiamo la legge, è quello che ci costringono a fare".
Il Comune è sordo, e "non capisce che risolvere i problemi dei cicloamatori diminuirebbe il traffico del 30%", afferma Riccardi. Ma con il Consiglio comunale si riesce a dialogare. Grazie soprattutto al consigliere Maurizio Baruffi dei Verdi, anche lui un dimostrante in bici, sono state approvate importanti mozioni, come il trasporto gratuito delle bici sui mezzi pubblici.
Dal 24 al 26 settembre si svolgerà il salone delle biciclette. E per l'occasione Ciclobby ha chiesto alla Giunta di indire una riunione. L'associazione ha intenzione di fornire delle indicazioni su come investire, in maniera razionale, le risorse del bilancio 2002-2003, a favore delle piste ciclabili. E sempre in quei giorni verrà realizzato il primo censimento dei ciclisti che pedalano sui Navigli. A curare l'iniziativa è Lorenzo Giorgio.

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