ECCO PERCHÉ ABBIAMO PAURA DEI PITBULL
4 novembre 2002

Da: La Repubblica
Di: CINZIA SASSO

Ecco perché abbiamo paura dei pitbull.
Non sarà una nuova grida, promessa questa volta dall'assessore Zampaglione, a salvarci dai pitbull. Né dal terrore cieco che ormai legittimamente prende qualsiasi mamma, nonna o baby sitter che decida di avventurarsi nella giungla. Giungla urbana, si intende; quei fazzoletti di verde dove i cuccioli d'uomo possono fare quattro passi senza venire arrotati dalle moto o stirati dalle auto, ma dove ormai è possibile temere l'attacco di un Apbt (american pitbull terrier) o di un suo simile. Se a Sonia, per fare quell'incontro, è bastato andare sul pianerottolo di casa, forse l'unico modo per stare tranquilli è chiudersi nel proprio appartamento, a doppia mandata, perché sia mai che una porta socchiusa possa essere spinta e spalancata.
Questi killer a piede libero, si è appreso, sono senza identità. Perché, nonostante una legge regionale del 1987 imponga ai Comuni di tenere l'anagrafe canina, a Milano solo il 20 per cento dei cani sono regolarmente registrati. Significa che l'80 per cento degli animali che vivono nelle case, a contatto con le persone, restano sconosciuti a qualsiasi autorità; fuori da qualsiasi tipo di controllo sanitario; in mano a padroni dei quali nulla si sa. Prima, dunque, di promulgare un'altra grida - "chiunque detenga cani di taglia superiore sia costretto a munirsi di un patentino" - destinata ad essere applicata come quelle del Ducato di Milano descritte da Manzoni, facciamo rispettare le leggi che già ci sono.

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