"SULLA SCALA INTERVENGA IL PREFETTO"
1 novembre 2002

Da: La Repubblica
Di: GIUSEPPINA PIANO

Un sos al prefetto Bruno Ferrante, contro quel no che la giunta Albertini ha imposto sul cantiere più blasonato di Milano. Perché la Scala in ristrutturazione deve restare inesorabilmente sbarrata agli occhi dei consiglieri comunali? Dopo averlo chiesto inutilmente a Palazzo Marino, gli eletti del centrosinistra hanno scritto al prefetto. Chiedendo a Ferrante di verificare i motivi del diniego. "Noi non abbiamo nulla da nascondere", dice Gabriele Albertini. Ma né lui né il vicesindaco De Corato recedono di un millimetro dal veto: il divieto di accesso nel cantiere Scala resta, fino a quando non sarà chiusa anche la seconda indagine partita da un esposto degli oppositori.
La Scala nel frattempo è stata scoperchiata. Il tetto resiste solo sulla sala della platea e del palcoscenico, ma dove un tempo c´era la torre scenica si vede il cielo. Nessun consigliere comunale però ha potuto guardare cosa è successo. Riccardo De Corato aveva sempre parlato di "ragioni di sicurezza". Lui che come assessore ai Lavori pubblici ha la responsabilità politica di quel cantiere, ieri ha ricalibrato il diniego: "Gli stessi che ci hanno denunciato alla magistratura penale e amministrativa per quel cantiere, non possono chiederci di entrare a vedere". E poi: "Il cantiere della Scala non è di certo invisibile. Viene controllato passo passo da due Soprintendenze, e c´è stato il sopralluogo del magistrato che non ha trovato nessuna irregolarità".
Una posizione condivisa in pieno anche dal sindaco Albertini, che dice: "Noi non abbiamo nulla da nascondere e soprattutto non abbiamo nulla da nascondere alla cittadinanza per i lavori fatti e per quelli che si stanno facendo. Quando saranno chiusi i contenziosi legali, apriremo la Scala". È per scardinare questo sbarramento, che l´opposizione si è rivolta in prefettura. I consiglieri comunali Ds Marilena Adamo e Emanuele Fiano e la verde Milly Moratti, ieri hanno scritto a Ferrante. Per chiedere "di verificare i motivi che hanno finora impedito, ai consiglieri comunali che ne hanno fatto formale richiesta da diversi mesi, di visitare il cantiere del Teatro alla Scala". Spiegando che "risulta del tutto incomprensibile che l´oggetto di una procedura di evidenza pubblica sia escluso dal controllo diretto dei rappresentanti dei cittadini. Tutto ciò ovviamente risulterebbe giustificato in presenza di gravi motivi ostativi, sconosciuti a chi scrive".
Gli unici motivi, ripetono sindaco e vicesindaco, li hanno creati proprio quei (pochi) consiglieri comunali di opposizione che prima di vedere sono andati direttamente in procura. E con loro le associazioni che si sono rivolte al Tar, chiedendo il blocco del cantiere. Oltre alla giustizia amministrativa c´è quella penale: un primo esposto contro il cantiere è già stato archiviato finendo in niente, ma "sempre le stesse persone hanno subito presentato un altro esposto". Risultato: "Se si attiva la magistratura non si può al contempo visitare il cantiere", sentenzia il vicesindaco.
Inutile far notare che i consiglieri comunali sono 61, e quelli che hanno raggiunto i tribunali in argomento si contano sulle dita di una mano.
De Corato allarga le braccia: "E noi cosa possiamo fare? Non possiamo di certo dire qualcuno entra e qualcuno sta fuori. Finché sul cantiere ci sono ricorsi in sede penale e amministrativa non si entra. Quando saranno archiviati tutti i ricorsi, non ci sarà più motivo di non far visitare il cantiere". Fino ad allora, tutti fuori.

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