MILANO. DEMOCRAZIA SOSPESA
31 marzo 2003

Da: La Gazzetta Politica
Di: Maurizio Baruffi

A Milano c'è un Sindaco che teorizza la sospensione della democrazia fra un turno elettorale e l'altro. E la pratica. Gabriele Albertini, eletto per il secondo mandato nel maggio 2001 con il 57,5% dei voti, sostiene che l'intervallo fra le elezioni debba essere interpretato come un periodo in cui si esercita la dittatura elettiva. Nessuno, né i consiglieri che lo sostengono, né l'opposizione, né tanto meno i cittadini, devono permettersi di disturbare il manovratore. Questa curiosa concezione del mandato elettivo spinge il Sindaco in una posizione di arroccamento.
Il che lo rende non più il rappresentante dell'intera città, ma quello di una parte, che via via si assottiglia nel corso dei mesi. In queste ultime settimane, poi, la crisi del "modello Albertini" è balzata agli onori della cronaca, per via di un fattaccio. L'imbroglio ordito e maldestramente tentato da parte di alcuni esponenti della maggioranza di neutralizzare gli emendamenti al bilancio comunale proposti dalla opposizione mediante la presentazione di altri emendamenti in bianco, già firmati, da riempire oltre i tempi previsti. Naturalmente una volta conosciuto il testo di quelli presentati dall'opposizione. Un trucco da azzeccagarbugli prestati alla politica.
Ma facciamo un passo indietro. Tutti i candidati delle liste che sostenevano il Sindaco alle elezioni (Forza Italia, AN, Lega, UDC) sono stati costretti a firmare e a depositare da un notaio un programma elettorale che ha costituito una sorta di patto intangibile fra le forze politiche di maggioranza. La prima considerazione critica è ovvia: la Costituzione dice che gli eletti in Parlamento rappresentano la Nazione senza vincolo di mandato. È pretenzioso ritenere che anche gli eletti in un Consiglio Comunale rappresentino la città senza vincolo di mandato ?
Il secondo rilievo riguarda invece la rigidità eccessiva di questo modello. Il rispetto delle promesse elettorali è un obbligo morale, ma non può diventare una prigione nella quale rinchiudere le intelligenze e le spinte al dialogo. In buona sostanza, non si deve tradire il mandato ricevuto sulla base del programma elettorale, ma non bisogna neppure trasformare la sua realizzazione nel martirio della dialettica politica.

In Consiglio Comunale "dibattiti da Cineforum"
Albertini poi ebbe la felice idea di dichiarare ai giornali, subito dopo la sua seconda elezione, che non "gradiva" partecipare alle sedute del Consiglio Comunale, perché in quell'aula "si svolgono dibattiti da cineforum". È evidente il peccato di superbia di un uomo formatosi come imprenditore, capace di condurre trattative sindacali, ma inadatto a cogliere la differenza fra un'Assemblea di rappresentanti politici e le sedute di un consiglio di amministrazione.
Un terzo episodio fondamentale da raccontare, per meglio comprendere quanto è è successo e succede a Milano in questi tempi, è quello del sabotaggio ordito dal Sindaco ai danni del referendum cittadino sul traffico: chiesto dai cittadini, sostenuto dall'opposizione e convocato in semi clandestinità il 30 giugno del 2001, allo scopo di vanificare ogni tentativo di partecipazione diretta dei milanesi alla formazione delle scelte per il governo della città. Anzi, per mantenere dritta la barra sulla teoria della "democrazia sospesa", il Sindaco si è fatto trasformare in super Sindaco dal Governo amico di Silvio Berlusconi.
Infatti, con un decreto emanato per fronteggiare l'emergenza smog a Milano, dall'1 gennaio 2002 al 31 dicembre 2003 il Sindaco è anche Commissario straordinario al traffico, autorizzato a derogare a tutte le normative ordinarie, forzando la normale attribuzione di poteri straordinari che si limita solitamente alle calamità naturali. Questi poteri, in aggiunta a quelli già ottenuti negli anni scorsi come Commissario straordinario alla depurazione delle acque, fanno di Gabriele Albertini il sindaco italiano meglio attrezzato per evitare il controllo del Consiglio Comunale (e quindi dell'opposizione, ma anche della sua maggioranza!) su moltissimi interventi che in tutti gli altri comuni d'Italia sono gestiti con i poteri ordinari. E nonostante questa concentrazione anomala e straordinaria di facoltà, Milano risulta sempre più inquinata, sempre più congestionata dal traffico e, come se non bastasse, la gara d'appalto per uno dei tre depuratori è stata sbagliata e si è dovuto ripeterla.
Un altro punto fermo della concezione albertiniana della "democrazia sospesa" è quello relativo al dogma del bilancio blindato. Il Sindaco sostiene che il bilancio varato dalla Giunta non possa essere ritoccato, nemmeno in minima parte, durante il dibattito in Consiglio Comunale, contraddicendo frontalmente quanto previsto nel Testo Unico sugli Enti Locali che, fra le poche attribuzioni esplicitamente riservate al Consiglio, indica proprio l'esame della proposta di bilancio.
Questo dogma è miseramente caduto nei giorni scorsi, quando la maggioranza di ferro del Sindaco (37 voti su 61 in aula) è stata costretta ad accettare 73 emendamenti della minoranza, pur di accelerare i lavori di discussione in aula. La portata concreta di queste correzioni non è eccessiva. Si tratta complessivamente di circa 850mila euro, che hanno visto modificata la propria destinazione, transitando per lo più dalle spese previste per le consulenze o per le iniziative legate alla moda, a settori più nobili: politiche a favore degli anziani, di sostegno all'handicap, a favore delle biblioteche e dei parchi milanesi. Ma il valore simbolico di questo intervento è enorme: il bilancio è l'atto fondamentale di governo della città. L'opposizione può concorrere a questo scopo.

Una delega in controtendenza con la normativa
Vi è poi il tema fondamentale delle regole. Albertini pretende che lo Statuto comunale venga modificato, ma soprattutto pretende che il Consiglio si mutili dei propri poteri, delegando al Sindaco la facoltà di decidere se e come vendere le quote non strategiche di società nelle quali il Comune possieda una partecipazione. Una delega in controtendenza con la normativa vigente, che affida al Consiglio Comunale il compito di indirizzo e di controllo nei confronti delle scelte della Giunta.
Ma soprattutto una posizione assolutamente unica nell'intero panorama nazionale, assai rischiosa sotto il profilo della legittimità giuridica e del tutto incomprensibile se non alla luce di una volontà non dichiarata di gestire in proprio gli affari legati alle privatizzazioni (Sea, la società che gestisce gli aeroporti milanesi, e Serravalle, proprietaria delle tangenziali meneghine e di alcuni pezzi strategici della rete autostradale del nord del Paese), escludendo dall'indirizzo e dal controllo quindi non solo l'opposizione, ma soprattutto la stessa maggioranza politica che governa la città. Le altre modifiche previste dello Statuto, poi, riguardano essenzialmente la limitazione dei diritti fondamentali di informazione e di partecipazione dei cittadini. Non solo, dunque, quelli legati, per esempio, ai referendum, ma anche alcuni aspetti relativi all'accesso agli atti e alla trasparenza amministrativa. Ancora una volta all'insegna della "dittatura elettiva".
L'ingorgo istituzionale voluto dal Sindaco (approvazione del bilancio e di uno stralcio della riforma statutaria legato alla vicenda delle privatizzazioni), che ha preteso l'esame di entrambi i provvedimenti in soli 15 giorni del mese di marzo, ha causato la catena di fatti di cronaca che hanno messo in luce la crisi del "modello Albertini". Le opposizioni hanno annunciato l'ostruzionismo (cioè l'applicazione stupida delle regole) al bilancio, la maggioranza ha tentato il trucco degli emendamenti in bianco. Le opposizioni hanno svelato il trucco, la maggioranza e il Sindaco hanno minimizzato e tentato di nascondere la gravità dell'accaduto.

Il Sindaco scrive al Prefetto chiedendo la polizia
Le opposizioni hanno presentato un esposto alla Procura che ha avviato le indagini e ipotizzato il reato di falso ideologico per il Presidente del Consiglio Comunale , il Sindaco e il Vice-Sindaco Riccardo Di Corato. Durante le indagini sono state scoperte firme false sugli emendamenti in bianco. Di fronte all'indignazione della minoranza, il Sindaco ha scritto al Prefetto per chiedere la presenza della polizia in aula per "prevenire eventuali reati degli esponenti dell'opposizione" e il Prefetto gli ha dovuto rispondere per le rime. Poi, in aula, durante il dibattito, diversi esponenti della maggioranza si sono resi protagonisti di episodi di vero e proprio "squadrismo istituzionale", calpestando regolamento e prassi seguita durante i dibattiti in qualsiasi assemblea.
Un pasticcio che sembra non avere fine, perché si scontra con la totale incapacità del Sindaco di Milano e degli esponenti di spicco di Forza Italia in città di introdurre nelle proprie parole e nelle proprie azioni alcuni concetti semplici: la prevalenza delle Istituzioni sulle persone che ricoprono pro tempore le cariche, la prevalenza della politica sull'urgenza di concludere gli affari, la prevalenza delle regole democratiche sulle aspirazioni dirigistiche della cultura imprenditoriale.

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