Una riflessione sul PGT
Un libro dei sogni o una visione realistica del futuro? Il Piano di Governo del Territorio che il Consiglio Comunale di Milano dovrà esaminare fra la fine dell’anno e i primi mesi del 2010 si presta a entrambe le interpretazioni e non offre sufficienti garanzie per affrontare serenamente ilo dibattito in aula. Quello che appare subito evidente è che questo strumento di programmazione è inadeguato. Discutere del futuro dello sviluppo di Milano senza prendere in considerazione la realtà complessa dell’area metropolitana e dell’intera Regione porta a restringere il campo prospettico e rischia di generare clamorosi errori di programmazione. Il tema delle infrastrutture, dell’impatto ambientale e territoriale, la stessa analisi dei fabbisogni per quanto riguarda i servizi alla persona risulta incoerente rispetto alla dimensione di uno sviluppo urbanistico che, ormai da decenni, non ha conseguenze limitate dai confini del territorio municipale. Un’altra grave carenza è quella di progettare uno sviluppo quantitativo in termini di cubature e come previsione di abitanti senza considerare gli aspetti di qualità: costruire come oltre che dove e costruire per chi ? Infatti, se è condivisibile il principio della “densificazione” – relativo alla concentrazione di nuovi volumi edificati in corrispondenza delle infrastrutture e con la contrazione del consumo di suolo per privilegiare la costruzione in altezza – risulta completamente assente un criterio di qualità relativo ai consumi energetici dei nuovi edifici e alla sostenibilità complessiva dello sviluppo cittadino in termini di impatti sulla mobilità. L’altro punto delicato è quello relativo alle previsioni sulla tipologia dei nuovi abitanti di Milano. Un tempo la prossimità fra l’abitazione e il luogo di lavoro era garantita dalle grandi concentrazioni in prossimità delle fabbriche, ma oggi la dispersione delle attività produttive sul territorio non aiuta a ridefinire l’identità dei quartieri. Prevarrà dunque il criterio del censo e, probabilmente, anche quello dell’etnia. Così ci ritroveremo con una città ancora più difficile da gestire anche per i conflitti sociali oltre che per quelli ambientali. La Milano del 2030, dunque, sarà una città per gli anziani “indigeni” e per i giovani immigrati di seconda e terza generazione ? Il PGT, in definitiva, sembra uno strumento pensato più per agevolare l’attività edilizia che per ragionare sullo sviluppo urbanistico, sociale ed economico della nostra città, lasciando margini di manovra eccessivi agli strumenti di contrattazione finanziaria legati ai diritti volumetrici. Il dibattito in Consiglio e la preparazione di centinaia di emendamenti dell’opposizione dovranno servire a dare lo spessore che manca a questo documento suggestivo ma sostanzialmente privo di un indirizzo compiuto.
Intervento per Ecoappunti di Dicembre 2009.
la vera novità del PGT in discussione è la perequazione, ovvero ogni area omogenea ha lo stesso indice volumetrico, cedibile ai proprietari delle aree ove il Comune riterrà di far edificare.
Se questo strumento verrà utilizzato appieno ci sarà la possibilità di programmare la città con grandi e medi spazi verdi o a servizio dei quartieri. E’ la vera grande scommessa!