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candidato al Senato per il Partito Democratico

E spunta l’emendamento sulle piste ciclabili

Armando Stella sul Corriere della Sera del 13 gennaio 2010:

E spunta l’ emendamento sulle piste ciclabili
La proposta: per l’ opposizione non serve un anello attorno alla città, ma una rete di percorsi per le due ruote

Prima del «filo rosso», e cioè del ricamo turistico tra i parchi periferici della città, il Comune «ricucia la coperta scucita delle piste ciclabili del centro, quella usata tutti i giorni dai milanesi». Nei faldoni di emendamenti presentati da maggioranza e opposizione, c’ è una piccola richiesta firmata da Maurizio Baruffi (pd) e Carlo Montalbetti (Lista civica). I consiglieri propongono una modifica a pagina 238 del Pgt e il testo da aggiungere è il seguente: «L’ amministrazione considera essenziale lo sviluppo della mobilità ciclistica per ragioni strettamente legate alla mobilità urbana quotidiana delle persone e non solo a motivi di svago e di tempo libero». Giurano i promotori: «Questo non è ostruzionismo. La bici deve avere pari dignità con gli altri mezzi di trasporto». Il «filo rosso» è un percorso ciclopedonale nel verde immaginato dal Pgt sulla linea del parco orbitale, il Metrobosco attorno a Milano. La «coperta scucita» è la mappa disegnata dai volontari di Ciclobby in un anno di censimento, pista per pista, moncone per moncone. Tipo: la corsia di viale Caprilli che si perde in piazzale Lotto e ricompare in viale Monte Rosa, dove il tratto riservato alle due ruote è però «accidentato e inutile». Per non dire del marciapiede colorato di rosso e mai segnalato alla Bicocca, «un lavoro fatto a metà». E così elencando, da viale Elvezia a viale Murillo, dal percorso sghembo tra via XX Settembre e la Triennale all’ assenza di protezioni in Porta Tenaglia: «Palazzo Marino deve riprendere il masterplan della mobilità ciclabile elaborato dalle associazioni in accordo con l’ ex assessore Edoardo Croci e dimenticato in un cassetto», sostiene il presidente di Ciclobby, Eugenio Galli. Perché? «Milano ha bisogno di un progetto organico. Ci hanno pensato Bolzano, Reggio Emilia, Parma, Mestre. È così in tutta Europa. Perché a Milano non è possibile? Serve una politica con visione ampia e concreta dei problemi». Il cicloturismo dopo. Verrà. Assieme ai raggi verdi, agli itinerari nei parchi pubblici: «Prima pensiamo alla sicurezza di chi usa le bicicletta per andare al lavoro», dice Baruffi. È scritto anche nell’ emendamento: «Solo dopo aver cucito la coperta, essenziale per garantire pari dignità alla mobilità urbana su bicicletta rispetto alle altre forme di mobilità, si potrà procedere ai ricami». Un accordo è possibile?

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